IL LADRO E I CANI
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AUTORE: Nagib Mahfuz
TITOLO ORIGINALE: Al-liss Wa-l-kilāb
NUMERO PAGINE: 158
PRIMA PUBBLICAZIONE: 1961
PUBBLICAZIONE ITALIANA: 1990
EDIZIONE LETTA: "La Biblioteca di Repubblica", 2003
PREZZO: 7,12 € (ed. economica universale Feltrinelli)
GENERE: romanzo
"Il passato non mi consente di pensare al futuro"
(pagina 38)
TRAMA:
La narrazione segue le vicende di Sadi Mahran dal momento in cui esce di prigione, fino al suo epilogo. Egli stava scontando una pena per furto, pena che gli era stata inflitta a seguito del tradimento della compagna e del complice che volevano sbarazzarsi di lui per iniziare una relazione. Sentendosi solo e perdendo gradualmente fiducia nell'intera umanità, seguiamo lo svolgersi del suo delirio psicotico fino all'inevitabile finale. Durante il suo percorso, egli non si farà problemi a tradire, uccidere e umiliare le persone a lui più care, rappresentando, di fatto, la personificazione di ciò che vorrebbe combattere.
CONSIDERAZIONI:
Sicuramente questo romanzo differisce dal tipo di prosa a cui siamo abituati nel mondo occidentale e ciò probabilmente rende più complesso comprendere appieno ogni riferimento dello scrittore, pur essendo questo il suo scritto più vicino a noi. Tuttavia, il testo, è pienamente usufruibile, anzi incoraggia alla scoperta di nuovi sistemi di pensiero con cui ci interfacciamo quotidianamente. Il romanzo pone diverse questioni, prima fra tutte il motivo del suo titolo, almeno per la seconda parte. Ci sono diverse spiegazioni, a mio avviso, che si possono dare; la prima e anche la più semplice è l'uso dispregiativo che il protagonista fa della parola "cani" per descrivere i suoi traditori, in particolare Alish, cane perché suo ex servitore senza alcuna intelligenza o volontà, utile solo in virtù della sua presunta cieca fedeltà, e Rauf, cane perché traditore degli ideali di gioventù e asservito ad un nuovo padrone: la società bene. "Cani" sono i poliziotti che lo braccano, così come i suoi nemici, prima assai precisi e identificabili, ma che col passare del tempo si estendono alla popolazione tutta, che si ribella ai suoi crimini e diventa automaticamente una servitrice dello Stato. Se immaginiamo il mondo di Sadi composto da "cani" come un universo unico che si oppone alla sua soggettività, possiamo provare a dare una spiegazione attribuendo al cane un valore simbolico: esso rappresenta la fedeltà e la vigilanza di qualcosa o qualcuno. Nel simbolismo, però, mi sono spinta oltre e guardando alle origini dell'autore, ho voluto ricondurre la figura del cane alla sua personificazione e divinizzazione da parte degli antichi egizi nella figura di Anubi, il dio custode dei morti e accompagnatore delle anime alla psicostasia. Unendo questi due simbolismi ci accorgiamo di come la società rappresenti la guardiana dei valori che Sadi vuole corrompere, ma che questa, nel momento in cui lui tenta di compiere i suoi crimini, veglia sul sistema di giustizia condivisa e lo conduce verso l'ineluttabile, ma anche verso l'unico momento in cui Sadi pagherà il prezzo delle proprie azioni.
Un'altra interpretazione possibile è anche quella inversa, per cui ribaltando il punto di vista notiamo che, nonostante il protagonista faccia di tutto per etichettare negativamente chi non gli è fedele, gli unici veri "cani", sono i suoi fedelissimi, in quanto non lo tradiranno mai, qualunque cosa lui faccia.
Un altro aspetto è la salvezza rifiutata a causa dell'eccessiva considerazione del sé. Sadi vive nel passato e non è in grado di fare progetti futuri che non siano immediatamente fruttuosi; egli è indubbiamente un personaggio affetto da manie di persecuzione, narcisista, manipolatore e megalomane, a cui è tutto dovuto più per il fatto stesso che esista, che per un qualche merito effettivo; chiaramente, il problema nasce quando questa sua personalità si scontra col mondo, che non lo accetta (e ci mancherebbe pure), sbattendogli in faccia la sua viltà e la sua ipocrisia, facendolo sentire automaticamente una vittima incompresa dall'universo non ancora pronto per un uomo della sua levatura. Per questo condanna tutti gli altri e mai se stesso, senza riconoscersi all'interno delle meccaniche sociali, per questo non riesce a vedere per ben tre volte la via d'uscita che gli era stata offerta (in particolare la via della pace spirituale, dell'indipendenza economica e dell'amore). Forse questo è il punto di forza del romanzo perché affronta un tema che ritorna spesso anche oggi: il super uomo a parole, ma che agisce nell'ombra trovando una nobile giustificazione per ogni sua malefatta, incapace di creare qualcosa di suo, ma distruttivo nei confronti degli altri e per questo eternamente insoddisfatto e alienato.
Per queste ragioni, nella complessità del romanzo, Sadi non è cane, ma prigioniero: egli, per obbligo e non per scelta, interpreta il secondino di se stesso che non gli permette di raggiungere la vera libertà, tenendolo rinchiuso tra le mura del passato.
A CHI LO CONSIGLIO:
Lo stile semplice e lineare lo rendono fruibile da chiunque, anche se a volte diventa un po' prolisso. È un libro che però un lettore medio dovrebbe conoscere e leggere, perché offre buoni spunti di riflessione.
A CHI NON LO CONSIGLIO:
Questo libro non lo consiglio al lettore inesperto o che abbia voglia di un libro che arriva direttamente, senza sforzo. A causa della differenza di stile al quale siamo abituati e per i riferimenti sopra citati, non è questo il libro che fa per voi in questo momento.
E voi siete d'accordo con quello che ho scritto? Se non lo avete letto, vi è venuto voglia di leggerlo? Spero di sì amici; in ogni caso se vorrete lasciarmi un vostro pensiero in proposito mi farà piacere.
A presto